Salute mentale, mente e cervello: verso un nuovo paradigma
FULVIO FRATI - Psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista, criminologo clinico – Parma
Alla loro nascita come discipline scientifiche, la Psicologia, la Psichiatria e la Psicoanalisi hanno ideato, nel tentativo di perseguire l’individuazione di nuove metodologie atte a sviluppare la salute mentale negli individui e nelle popolazioni in generale, modelli fondati sostanzialmente sulla presenza in ciascun essere umano di una “personalità individuale”, intesa come modalità funzionale specifica di una “mente” (e cioè di un’attività squisitamente psichica) sviluppata dal substrato biologico del corpo, ed in particolare dal Sistema Nervoso Centrale e soprattutto dal cervello. Tale substrato biologico veniva a sua volta visto in continua relazione con un “ambiente” fisico ed umano, nella cui costante interazione esso si sviluppava e si modificava durante il corso di tutta la vita individuale. Oggi tale paradigma appare superato o almeno in via di superamento, in quanto le numerose dicotomie su cui esso si fondava si rivelano sempre meno credibili ed accettate dalla Comunità scientifica internazionale, e ciò sta producendo significative modificazioni anche negli ambiti della psicopatologia e della psicoterapia
Definizione di “salute mentale” (O.M.S. – W.H.O.)
Con l’espressione “salute mentale”, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.-W.H.O.), si fa riferimento ad uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive ed emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni. Nella “Dichiarazione di Helsinki sulla Salute Mentale” (2005), i Paesi ad essa aderenti affermano e sottoscrivono quanto segue: «Sottoscriviamo l’affermazione secondo la quale non c’è salute senza salute mentale. La salute mentale è una delle componenti centrali del capitale umano, sociale ed economico delle nazioni e deve pertanto essere considerata come parte integrante e fondamentale di altre politiche d’interesse pubblico, quali quelle relative ai diritti umani, all’assistenza sociale, all’educazione e all’impiego. Pertanto, noi, i ministri responsabili della salute, conformemente alle responsabilità e alle strutture costituzionali nazionali, ci impegniamo a riconoscere l’esigenza di adottare politiche per la salute mentale basate su esaustive evidenze scientifiche, e a prendere in esame modalità e mezzi di sviluppo, realizzazione e sostegno di tali politiche nei nostri rispettivi Paesi». La Dichiarazione di Helsinki sulla Salute Mentale (2005) sostiene quindi, in estrema sintesi, che “Non c’è salute senza salute mentale”. Ma “salute mentale” e “salute del cervello” sono sinonimi? Cioè, in altri termini: che relazione c’è tra “salute del cervello” e “salute della mente”? Sicuramente, un cervello sano dal punto di vista anatomo-patologico e neurologico costituisce la base fondamentale per la “salute del cervello” al livello funzionale, e quindi anche per la “salute della mente”. Mantenere sano il cervello dal punto di vista neurologico attraverso stili di vita adeguati è, quindi, una prima condizione necessaria, ma non sufficiente, al fine del perseguimento e dell’ottenimento di una sufficiente “salute mentale”. Affinché vi sia un’adeguata “salute della mente”, tuttavia, non è sufficiente una condizione neurologica priva di evidenti disturbi, danni o patologie. Sono anzi ben note, nella nosografia psichiatrica, tutta una serie di problematiche anche molto gravi nelle quali non si registra, anche con l’ausilio delle tecniche diagnostiche più efficaci oggi a disposizione, nessun tipo di problematica neurologica. “Salute del cervello” e “salute mentale” sono, pertanto, due variabili in parte collegabili, ma anche in parte indipendenti. Esse debbono cioè essere esaminate congiuntamente, ma anche analizzate in modo indipendente l’una dall’altra.
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