Plautilla Bricci: la prima donna architetto nella storia dell’arte
ROSA DE ROSA - Storica dell’arte
Plautilla Bricci nasce a Roma il 13 agosto del 1616 in via dei Greci (una traversa della celebre via del Babuino) e tre giorni dopo è battezzata nella chiesa di San Lorenzo in Lucina. Nella città eterna trascorrerà tutta la sua lunga vita abitando nei più vari, popolari e noti quartieri della città. La famiglia Bricci, pur cambiando spesso abitazione, non si allontanerà mai dai quartieri di via del Corso.
Nell’autunno del 1623 abita a Borgo Vecchio, dietro Santa Maria del Popolo, ed è qui che inizia la formazione scolastica della fanciulla: di professione, illustratore di libri, autore di testi teatrali, poeta, attore, musicista e per passione anche cantante (fu prefetto del coro nella chiesa di San Carlo dei Lombardi al Corso), in uno stanzino adibito a laboratorio, avvia Plautilla all’arte. Un genitore accorto, che vuole donare alla figlia una cultura che a lui era stata negata dal padre materassaio e che, da autodidatta, aveva acquisito in anni di studio e lavoro.
L’apprendistato di Plautilla inizia con l’esercizio della copia, la riproduzione dei disegni di scena delle commedie che il padre scriveva e rappresentava. Poi impara l’anatomia umana e il disegno della figura e nelle chiese di Roma, accompagnata dal padre, studia la pittura dei grandi maestri.
La giornata della giovane è così programmata: al mattino lezioni di pittura, che il padre impartisce anche al figlio minore Basilio, poi lo studio dei trattati di anatomia e prospettiva con esercitazioni applicative. Con disciplina Plautilla si costruisce un metodo: studiare, copiare, sperimentare e lavorare intensamente furono le basi per diventare l’artista che si confronterà con i grandi del tempo.
Come altri genitori, anche Giovanni Bricci non fu solo maestro e guida della figlia, ne promosse anche la carriera e la assecondò, cosa inaudita per i tempi, nelle scelte di vita che da donna libera e indipendente volle in seguito perseguire.
All’apprendimento domestico fa seguito quello di bottega: a 17 anni, con il fratello Basilio, frequenta lo studio del Cavalier d’Arpino, in via del Corso; il maestro ormai anziano avrà poca influenza sulla formazione della giovane (lo stile del maestro è ormai superato) anche se i suoi disegni le saranno utili in seguito. Intanto Plautilla studia scienze, filosofia, letteratura, matematica e anatomia, apprende dai trattati di architettura (Vitruvio, Palladio, l’Alberti) della biblioteca paterna, le tecniche pittoriche e architettoniche. Ma è Roma, con le sue chiese, i palazzi, le piazze e gli innumerevoli cantieri (a partire dall’immenso laboratorio di San Pietro), che le farà conoscere e amare l’arte del costruire.
Nel 1640 la famiglia Bricci cambia ancora casa, si trasferisce in Santo Stefano in Piscinola tra via Giulia e i Banchi. Scrive la Mazzucco: «abbiamo traslocato una mattina di febbraio: le casse della biblioteca, gli oggetti e i reperti dello studio del Briccio, i cavalletti, le ciotole, gli attrezzi del mio lavoro, i mobili, i quadri e i cassoni della nostra biancheria (...), mio padre, adagiato su una lettiga, dolorante (...) Questo è l’ultimo trasloco, Chiara mia, ha detto a mia madre, sforzandosi di sorridere».
Non fu così. Dopo la morte del padre, l’8 giugno del 1645, Plautilla, con la madre Chiara e il fratello Basilio si trasferiscono a Palazzo Vecchiarelli, tra la parrocchia di San Giovanni in Ayno e Santa Lucia della Tinta e, ricostruito lo studio paterno, inizia ad esercitare la professione: ha 29 anni, ha uno studio tutto suo, ricco dei libri di suo padre, prezioso patrimonio sopravvissuto ai tanti traslochi e memoria di insegnamenti e saperi.
Il lavoro non la spaventa, accetta dai committenti le più varie richieste: dalle “piccole pitture devozionali” alle miniature, ai lavori di ricamo, ai tanti manufatti, molti dei quali non ci sono pervenuti.
Nel 1654 è ammessa, per meriti artistici, alla prestigiosa Accademia di San Luca, un importante traguardo anche economico. La “zitella virtuosa”, come veniva definita dai contemporanei, con la sua professione è ora in grado di provvedere al benessere della famiglia.
Nel 1677 si trasferisce, insieme a Basilio, in Trastevere, in una nuova abitazione, avuta in usufrutto dall’abate Elpidio Benedetti. Nel 1692, dopo la morte del fratello, ormai anziana, persi tutti gli affetti più cari (l’amico Benedetti era morto nel 1690) e i tanti committenti, dona i suoi disegni e gli strumenti di lavoro all’Accademia di San Luca e si ritira nel monastero di Santa Margherita a Trastevere, dove muore il 13 dicembre del 1705.
«Le cose più preziose le ho lasciate a Roma, ho vissuto, ho creato, non rimpiango niente (...) vivo nel nuovo secolo, fra qualche anno sarò dimenticata
– scrive Melania G. Mazzucco – e mi piace credere che questi pensieri abbiamo accompagnato Plautilla nel suo ultimo cammino».