La 3D Therapy® applicata nella psicoterapia con i bambini
MARIANNINA AMATO - Psicologa-psicoterapeuta
Il “prendersi cura dell’anima” è la traduzione letterale di psiché e therapeia, significa infondere nell’anima il soffio vitale. Soffio vitale che si sviluppa e si incorpora con l’atmosfera empatica vitalizzata all’interno del setting terapeutico, elemento basilare del processo di cambiamento
Il bambino condotto in terapia risulta in alcuni casi disattento e confuso, disorientato ed evitante, a momenti assente o eccessivamente iperattivo: modalità espressive del bambino che evidenziano una disregolazione emotiva e richiedono di delineare, a livello terapeutico, una fase iniziale di gestione dello stato emotivo: sentire e riconoscere le emozioni, dirigere alla scoperta del luogo sicuro per superare «l’esperienza di passività, determinata dal vortice di paura, che coinvolge nella sensazione del senso di fine» (Spannocchi P., 2005).
L’avvio di una relazione dialogica tra terapeuta e bambino esprime calore, accettazione, congruenza e cooperazione (Rogers C., 1986) e fa sì che il processo di cambiamento assuma una dinamicità che facilita l’emergere delle emozioni incistate e bloccate dalla coscienza e il raggiungimento di una processualità fluida al cambiamento.
Dall’incontro fenomenologico, offerto dal contatto fisico ed emotivo dei due soggetti, centrati su un obiettivo comune e collaboranti, si vivifica un’esperienza altamente positiva che motiva il bambino al cambiamento e modifica la sua modalità espressiva, il suo “essere” nel mondo.
Ricerche neurofisiologiche attuali in ambito psicoterapeutico
Le ultime ricerche neurofisiologiche hanno confermato come la relazione psicoterapica induca cambiamenti strutturali nel cervello e stimoli la formazione di nuove connessioni sinaptiche con nuove reti neuronali. Nello svolgimento della relazione terapeutica improntata su autenticità e congruenza, si attiva il sistema Ventro Vagale (Porges S.W., 2014) che assicura uno stato di calma e il coinvolgimento del sistema della comunicazione sociale centrata sull’ascolto, sull’espressività del viso e sulle vocalizzazione: una relazione coinvolgente che caratterizza l’andamento della terapia e lo schiudersi emotivo del bambino. «Dove vi è un alto grado di autenticità, empatia e di considerazione positiva incondizionata nel terapeuta si mostra una modificazione e uno sviluppo costruttivo della personalità, crescita psicologica, raggiungimento della maturità» (Rogers C., 1986).
L’emozione generata dal contatto intenzionale origina un’esperienza che plasma il cervello, struttura anatomo-fisiologica, ed attiva le molteplici funzioni superiori della mente, struttura psichica. Si attivano, in circuiti paralleli e sovrapposti (Frati F. in Link, 1/ 2017), le regioni cerebrali coinvolte nelle diverse funzioni psichiche responsabili del comportamento: movimento volontario, sensorialità, linguaggio, attenzione focalizzata.
Le esperienze positive vissute in ambienti adeguatamente stimolanti che amplificano e creano feedback espandono la massa di materia cerebrale grigia consentendo lo sviluppo delle sinapsi e una maggiore plasticità cerebrale a favore del processo di apprendimento mentale. Le emozioni negative, di contro, riducono la massa della materia grigia e la plasticità cerebrale, producendo una povertà nelle reti neurali e una disarmonizzazione con l’ambiente. Le regioni cerebrali colpite da tale riduzione sono la corteccia Pre-Frontale Mediale (PFC), l’Insula e le regioni sottosegmentali del Cingolo Anteriore, aree legate alla rilevazione ed elaborazione delle emozioni.
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