Mary Cover Jones (1896-1987) Una antesignana della Behavior Therapy
GIOVANNI CAVADI - Psicologo e docente di Psicologia del lavoro Università di Brescia
Mary Cover Jones (1896-1987)
Una antesignana della Behavior Therapy
Mary Cover Jones (1896-1987)
Foreshadowing the Behavior Therapy
Mary Cover nasce a Johnstown, Pennsylvania, nel 1897; studia al Vassar College presso il quale si diploma nel 1919. Nel settembre dello stesso anno si immatricola alla Columbia University di New York. Nel corso degli studi lavora nei campi estivi con bambini poveri e, durante le vacanze accademiche, nelle colonie.
Nel 1919 John B. Watson (1878-1958) pubblica Psychology from the standpoint of a behaviorist in cui è impegnato a combattere «l’impostazione istintualistica in psicologia e si pone come paladino delle tesi ambientalistiche» (Meazzini, 1980) e, nello stesso anno, A schematic outline of the emotions, dove formula la teoria secondo la quale nell’infanzia «i modelli originali di risposte emozionali sono molto pochi in quanto consistono solo della paura, rabbia ed amore… per cui la complessità della vita emozionale dell’adulto… è determinata dai fattori legati al riflesso condizionato» (1919).
La Cover subì, quando era studentessa, l’influenza della lettura degli scritti di Watson. Dirà in seguito: «egli scosse dalle fondamenta la tradizionale ben educata psicologia europea …e indicò la strada da una psicologia in poltrona all’azione che riformò e fu salutato quindi come una panacea» (1974).
Mary aveva una cara amica e compagna di college conosciuta al Vassar, Rosalie Rayner, laureata alla Johns Hopkins University, a Baltimora nel Maryland, dove insegnava Watson.
La Rayner divenne assistente di Watson e con lui svolgerà uno studio su un bambino, il piccolo Albert, studio che verrà pubblicato nel 1920 col titolo Conditioned emotional reactions. La continua frequentazione tra Rosalie e John dette origine ad una passionale storia d’amore che portò Watson a divorziare dalla moglie Mary Ickes, che era stata sua allieva quando era lettore all’Università di Chicago e che aveva sposato nel 1904. Quando la Ickes scoprì le lettere d’amore ricche di particolari piccanti scritte dal marito a Rosalie, Watson decise di divorziare e di sposarsi con la Rayer. Questi fatti generarono uno scandalo nell’ambiente universitario per cui Watson, nel 1920, fu costretto a dimettersi e a trasferirsi a New York, dove lavorò presso l’agenzia pubblicitaria J. Walter Thompson, dapprima in qualità di consulente e successivamente di vice-direttore; uno dei pochi colleghi accademici che lo sostenne in quel drammatico frangente fu Titchener (Larson & Sullivan, 1965).
Nel 1920 Watson e Rayner condussero una ricerca sperimentale per verificare l’ipotesi che la paura sarebbe determinata dai fattori legati al riflesso condizionato, per cui avrebbe potuto essere prodotta sperimentalmente in condizioni di laboratorio. La ricerca fu condotta su un solo bambino, Albert, allevato fin dalla nascita in ospedale dove sua madre, infermiera, lavorava nella Harriet Lane Home per bambini invalidi. I due ricercatori provocarono in Albert una grave fobia per i ratti, dimostrando che prima dell’esperimento il bambino non aveva assolutamente paura di animali come conigli e ratti bianchi; tuttavia, se questi animali gli venivano presentati associati ad un forte rumore (SI) Albert reagiva con un sussulto e cominciava a piangere e ad agitarsi (RI). Quando lo Stimolo Incondizionato, forte rumore, si presentava nello stesso istante in cui il bambino allungava la mano per prender il ratto bianco, egli reagiva nei confronti dell’animale con la stessa risposta di paura, tipico esempio di condizionamento classico rispondente. La fobia inoltre si generalizzò in quanto il bambino cominciò ad avere paura anche dei conigli, della pelliccia bianca di sua madre, del cotone idrofilo, ecc.
Quando Albert fu dimesso anticipatamente dall’ospedale, gli sperimentatori non avevano ancora potuto togliergli le fobie generate, come essi stessi riferiscono: «sfortunatamente Albertino ritornò a casa…pertanto non ci fu possibile elaborare una tecnica sperimentale mediante la quale eliminare le risposte emozionali condizionate…Se avessimo avuto la possibilità di avere Albertino per un tempo più lungo avremmo messo alla prova diversi metodi» (1920). Watson, dopo aver lasciato la Johns Hopkins, e mentre lavorava nella pubblicità a New York, tenne a Baltimora una conversazione pubblica sulla propria ricerca. Tra i presenti c’era una studentessa, la Cover, che rimase molto colpita dall’ipotesi che la tecnica di condizionamento avrebbe potuto essere utilizzata per toglier le paure infantili.
Mary chiese all’amica Rosalie di presentarla a Watson il quale riconobbe le capacità e il grande interesse della studentessa e stimolò la Cover a proseguire gli studi per conseguire la laurea con una tesi in psicologia. Sotto la guida di Watson, Mary svolse uno studio osservativo dello sviluppo di comportamenti infantili come il sorriso, la coordinazione visiva, l’inseguimento visivo e altre variabili percettive.
Alla Columbia University la Cover incontrò e successivamente sposò uno studente borsista, Harold Ellis Jones, con interessi di ricerca nel campo infantile. Dalla loro unione nacquero due figlie e il loro felice matrimonio fu rinsaldato da una produttiva collaborazione scientifico-professionale che durerà sino alla morte di Harold, avvenuta nel 1960.
La ricerca sulla paura fu condotta, su suggerimento di Watson, presso la Columbia University, ed ebbe come oggetto di studio Peter, un bambino sano di quasi tre anni, ben adattato, ma con la paura di un ratto bianco che si estendeva anche ad un coniglio, ad una pelliccia, alle piume e al cotone idrofilo. La Cover Jones, dopo aver documentato minuziosamente le caratteristiche della risposta del bambino e le condizioni che sollecitavano la paura più intensa, quella verso un coniglio bianco, si propose di determinare se era possibile “decondizionare” la risposta di paura a quello stimolo e se, inoltre, un tale decondizionamento poteva essere successivamente generalizzato ad altri stimoli.
Il procedimento di ‘decondizionamento’ consisteva nel far giocare, in laboratorio, Peter insieme ad altri tre bambini, scelti perché non avevano paura del coniglio nel momento che questi faceva la sua comparsa. «Il coniglio era sempre presente per un po’ di tempo durante il gioco»: il resoconto minuzioso riportato dalla Cover Jones (1924) ci fornisce i seguenti gradi di tolleranza progressiva di Peter:
1. Il coniglio, chiuso nella gabbia, in qualsiasi parte delle stanza provoca reazioni di paura.
2. Peter tollera il coniglio in una gabbia a distanza di 3, 5 m circa.
3. Peter tollera il coniglio in una gabbia a distanza di circa 1, 5 m.
4. Peter tollera il coniglio in una gabbia a distanza di 90cm.
5. Tollera il coniglio chiuso in gabbia vicino a sé.
6. Tollera che il coniglio resti libero nella stanza.
7. Tocca il coniglio mentre la sperimentatrice tiene fermo l’animale.
8. Tocca il coniglio mentre è lasciato libero nella stanza.
9. Provoca il coniglio con sputi, lanciandogli oggetti, scimmiottandolo.
10. Lascia stare il coniglio sul ripiano di una sedia alta.
11. Peter si accovaccia dietro il coniglio senza paura.
12. Peter aiuta la sperimentatrice a portare il coniglio in gabbia.
13. Tiene il coniglio in braccio.
14. Resta solo nella stanza con il coniglio.
15. Gioca con il coniglio nella stanza da gioco.
16. Fa delle moine al coniglio.
17. Lascia che il coniglio gli annusi le dita.
Subito dopo questo intervento Peter andò in ospedale perché malato di scarlattina e ritornò in laboratorio solo dopo due mesi. La Cover Jones segnala che la paura del bambino era tornata ai livelli iniziali, e spiega la regressione con un evento accaduto a Peter al ritorno a casa dall’ospedale dove aveva trovato un clima non favorevole alla sua condizione psicologica. Dovendo registrare questa ricaduta, la ricercatrice non garantiva la remissione del sintomo. Nel 1924 la Cover aveva anche dimostrato che la sorpresa è un fattore particolarmente attivo nella produzione della paura.
In una ricerca successiva seguì sette bambini di età compresa fra i 3 mesi e i 7 anni che avevano delle paure simili a quelle di Peter. I piccoli furono sottoposti da 1 a 7 tipi differenti di trattamento con il preciso scopo di eliminare le paure e per studiare le tecniche di indagine.
L’autrice passa in rassegna diversi metodi di trattamento, cinque dei quali si sono prospettati come molto promettenti: condizionamento diretto, imitazione sociale, distrazione sistematica, risposte di nutrizione e risposte affettive. Dei sette metodi utilizzati due soli produssero un significativo successo: il metodo del condizionamento diretto (associazione del cibo in presenza dello stimolo fobico) e il metodo dell’imitazione sociale.
Gli studi della Cover Jones sul trattamento di bambini affetti da fobie dimostrarono il valore del ‘decondizionamento’ diretto dell’ansia e prepararono la via allo «sviluppo di metodi più progrediti per il trattamento dei sintomi caratterizzati dall’ansia» (Meyer, 1976). La Jones aveva compreso come «la presentazione ripetuta di un oggetto temuto, senza nessun tentativo ausiliario di eliminare la paura, producesse più facilmente un effetto di sommazione piuttosto che un adattamento» (Wolpe, 1972). È per aver capito questo, sottolinea Wolpe, che la sua opera ha un posto d’onore nella storia dell’evoluzione delle tecniche della terapia comportamentale precorrendo di oltre trent’anni alcuni metodi della behaviour therapy.
Mary proseguì le sue ricerche studiando lo sviluppo emotivo dei bambini in età prescolastica. Nello studio del 1925 riscontrò che nei piccoli c’è anche un accrescimento irregolare delle manifestazioni giornaliere della paura per gli animali, la paura di essere abbandonati o lasciati soli, di quella dei pericoli associati a creature immaginarie e all’oscurità, dei dolori corporali, di annegare, del fuoco, degli incidenti della circolazione stradale, degli incidenti fisici, eccetera e queste paure variano con l’età: dai 2 anni fino al periodo prescolare questi stimoli continuano a provocare paura; verso la fine del periodo prescolastico e nelle prime classi elementari i bambini tendono a piangere a seguito di insuccessi o umiliazioni ricevute dagli adulti. L’anno successivo la Cover effettuò uno studio sul riso che, a suo parere, avrebbe più possibilità di scatenarsi con una attività fisica, ma particolarmente nelle attività sociali del bambino.
Nel 1926 conseguì il Ph.D. portando a termine un esteso studio normativo relativo allo sviluppo emotivo di 365 bambini. Nel 1927 la famiglia Jones si trasferì a Berkeley presso l’Università di California dove Harold fu nominato professore associato di psicologia e direttore di ricerca dell’Institute of Child Welfare. Qui i coniugi iniziarono una ricerca presso l’appena istituito Institute.
Entrambi avevano interessi a tutto raggio sullo sviluppo umano e insieme progettarono e implementarono l’Oakland Growth Study, uno dei primi e più ampi studi longitudinali. Inoltre proseguirono per parecchi anni le ricerche sulle paure dei bambini.
In uno studio sulla paura pubblicato nel 1928 avevano osservato nei bambini l’aumento della suscettibilità emotiva con il crescere dell’età. Registrarono le reazioni di adulti e bambini alla vista di un serpente totalmente innocuo: i soggetti non avevano mai avuto contatti con serpenti prima di allora. I bambini di cinque anni non mostrarono alcuna paura, i soggetti di mezza età dimostrarono interesse misto ad una certa apprensione, e i soggetti più anziani una forte ripugnanza. Basandosi sui risultati di questa ricerca i Jones sostennero che nei bambini la paura per i serpenti non è innata.
Nel rapporto finale scrivono che «il risveglio della paura non dipende soltanto dai cambiamenti della situazione, ma anche dal livello generale dello sviluppo individuale… Quando un bambino si sviluppa, nuovi oggetti lo spaventano, lo terrorizzano, in ragione della sua nuova percezione e per il danno possibile generato da una situazione, ma se non sono intervenute esperienze negative, la situazione mutata è del tutto compresa e controllata».
Harold Jones (1930) sottopose parecchi bambini a delle stimolazioni elettriche, lievemente dolorose, combinate con rumore da percussione: il rumore arrivava a produrre una risposta emozionale. Poi per parecchie volte di seguito, per un periodo di varie settimane, si limitò a produrre il rumore senza ricorrere contemporaneamente allo stimolo elettrico e finalmente il rumore cessò di provocare la paura. I timori condizionati che Jones cercava di estinguere erano molto lievi; egli fece presente che le sue stimolazioni elettriche non facevano piangere nessuno dei bambini.
Nel 1931 sottopose a più di una prova l’ipotesi di A. Adler sul rapporto tra ordine di genitura e struttura della personalità, riscontrando che, in base alla maggior parte dei suoi risultati, non era possibile sostenerla.
Nel 1933 i coniugi Jones, con Conrad, svolsero uno dei più completi studi trasversali e mapparono il trend del pensiero intelligente nel corso della vita adulta. Nel New England, somministrarono l’Army Alpha Test ad un campione di 1200 soggetti dai 10 ai 60 anni, un campione relativamente omogeneo per livello di istruzione e status economico, e suddividendo i soggetti interamente nativi da quelli parzialmente nativi. Una buona partecipazione all’indagine fu offerta da oltre il 95% delle persone sopra i 40 anni, mentre con i più giovani ci furono delle difficoltà. In seguito i coniugi Jones focalizzarono l’attenzione sullo sviluppo emozionale degli adolescenti, dimostrando che molte differenze sembrano sparire quando diventano adulti rispetto ai sentimenti di insicurezza, e all’aggressività, a favore di un significativo senso di indipendenza. In un altro studio riscontrarono che caratteristiche psicologiche quali senso di dominanza e indipendenza associate ad una maturazione anticipata nei ragazzi, si risolvevano in una modalità tranquilla quando gli individui raggiungevano i tredici anni (1957).
L’anno successivo la Cover Jones pubblicò lo studio longitudinale condotto con Mussen nell’arco di 20 anni su soggetti dai 12 ai 33 anni, l’Oakland Growth Study, che faceva parte del Growth Study dell’Università di California, sviluppato dal marito, e che coinvolgeva un’ampia serie di misure psico-fisiologiche rilevate nel corso di un ampio periodo. Nel 1960 lo studio dei Jones fu arricchito da un altro studio longitudinale di Berkeley, lo studio Guidance. I dati raccolti in questi studi furono alla base della pubblicazione di centinaia di libri, monografie e articoli, parecchi dei quali considerati dei classici. Inoltre il successo e i vantaggi di questi studi ebbero un forte impatto nel promuovere e dimostrare l’utilità del metodo longitudinale. Per molto tempo associata all’Institute of Child Welfare presso l’Università di California, Berkeley, Cover Jones ricevette nel 1968 il premio G. Stanley Hall per il suo rilevante contributo alla psicologia dello sviluppo.
In riconoscimento della brillante carriera come ricercatrice psicologa, dedicata alla ricerca sullo sviluppo nel corso del ciclo di vita, fu eletta, nel 1970, Presidente della Divisione di Psicologia dello Sviluppo dell’APA.
Nel 1974, in occasione della First Temple University Conference in Behavior Therapy and Behavior Modification, il suo lavoro pionieristico nell’ambito della terapia comportamentale fu riconosciuto come precursore della Behavior Therapy. In quella sede Mary Cover Jones presentò una relazione, pubblicata nel 1975, 1924 pioneer looks at behaviour therapy, che descriveva la prima ricerca di Watson e la correlava alle pratiche di terapia del comportamento. Morì nel 1987 all’età di 91 anni.
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