Nostalgia: risorsa esistenziale. Percorso temporale degli affetti tra passato e presente
Mariannina Amato
Se vuoi costruire una nave, non radunare uomini per raccogliere legna e distribuire compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito» [Antoine de Saint Exupéry, Il Piccolo Principe]
Definizione epistemologica ed aspetti antropologici
Il termine nostalgia nasce dalla combinazione delle due parole greche nostos (viaggio)e algos (dolore), e corrisponde al dolore del viaggiatore che, lontano dalla sua terra, la rimpiange e desidera ritornare. Un nostalgico viaggiatore della antica Grecia è Ulisse che lotta per tornare ai suoi affetti e intraprende il viaggio del ritorno, il viaggio della vita. Nel 1688 J. Hofer nella Dissertatio medica de nostalgia inserisce per la prima volta il termine ‘nostalgia’ per indicare il cambiamento fisico e psicologico, con problematiche di inappetenza e depressione, dei soldati mercenari svizzeri i quali, lontani dalla propria patria, prestavano servizio mercenario nell’esercito francese. Tale malessere (mal dupays) portava a morte certa e nessun intervento medico era in grado di ridare forza e salute ai soldati. Questo malessere, nel tempo, venne associato alla malattia coloniale definita Mal d’Africa: il soldato riacquistava la salute persa con la semplice promessa di poter ritornare a casa. A fine Ottocento Charles Baudelaire amplia il concetto riferendolo ad un anelito personale indefinito, mentre Svetlana Boym, nel suo Ipocondria del cuore: nostalgia, storia e memoria, afferma che nei salotti per bene il termine nostalgia viene identificato nella «commemorazione rituale della giovinezza perduta, delle primavere perdute, delle danze perdute, delle occasioni perdute…» fino a concretizzarsi in uno stile nuovo che celebra il senso della perdita.
Renos K. Papadopoulos, in Rifugiati e trauma psicologico, collega questo sentimento alla perdita della amata patria e del proprio paese: le condizioni di emigrazione, di rifugio, di esilio e di lontananza dalla propria casa contribuiscono al senso di sradicamento1 e disorientamento, che non è solo legato all’aspetto materiale. La dimensione della perdita si estende a tutti i tipi di rapporti personali, riguarda se stesso, gli altri, l’ambiente sociale, e produce una esperienza dolorosa, quasi struggente, che conduce ad un malessere fisico e psichico. La De Micco allarga tale concetto nel suo testo Le culture della salute - immigrazione e sanità, un approccio transculturale e osserva che la nostalgia comprende un determinato stato fisico del soggetto che può essere curato solo «da mutamenti sul piano delle condizioni di vita» e può essere risolto «attraverso strumenti antropologici che consentono una visione ed un’integrazione più profonda dell’individuo nell’ambiente in cui vive e opera». L’antropologo ed etnopsichiatra Roberto Beneduce conferma che «Se prima del viaggio si erano costruiti progetti e speranze ed erano state tracciate le premesse di una nuova autonomia, dopo qualche tempo, quando i problemi incontrati nei paesi ospiti hanno finito con l’estenuare questa carica progettuale e i bisogni affettivi si sono resi insopprimibili, può accadere al migrante di sentire il proprio progetto esistenziale spezzarsi. Egli può avvertire intorno a sé forze più grandi che lo spingono alla deriva fino a fargli marcare i riferimenti più concreti e irrinunciabili»2. Il dizionario Treccani definisce ulteriormente il concetto di nostalgia come quel “desiderio acuto di tornare a vivere in un luogo che è stato di soggiorno abituale e che ora è lontano”; fa riferimento a uno stato d’animo melanconico, causato dal desiderio di persona lontana (o non più in vita) o di cosa non più posseduta, dal rimpianto di condizioni ormai passate e comunque di uno stato diverso e lontano dall’attuale.
Dal percorso antropologico a quello esistenziale
In questo breve excursus sull’etimologia del termine ‘nostalgia’ si constata l’estensione della sua definizione: il termine per molto tempo si confonde con la tristezza e fa riferimento ad un malessere fisico-mentale, più orientato verso la psicopatologia con il senso di perdita e pessimismo cosmico3, sino ad ampliarsi su valori antropologici collegati a movimenti o spostamenti di una comunità sociale da un paese all’altro, vedi l’emigrazione o l’esilio, e che attualmente sconfina nel viaggio esistenziale dell’individuo e nell’attribuzione di senso e significato alla vita.
Ma la nostalgia cosa rappresenta realmente? È uno stato d’animo caratterizzato da un processo emotivo abbastanza complesso, a doppia dimensione: da una parte la malinconia nei confronti del passato e dall’altra una profonda inquietudine di vivere il presente. L’esistenza dell’uomo inquieto interiormente e legato mentalmente ad un vissuto idilliaco del passato richiede di rispondere in modo chiaro alle due domande antitetiche di seguito formulate:
1. bisogna cogliere ed assecondare questo sentimento? E, rifugiandosi in esso, vivere nella dimensione del passato?
2. o è bene ignorarlo e negarlo? continuando a svolgere le attività nel presente, dimenticando il passato e pensando al futuro?
Queste domande trovano risposta nell’espansione del significato della parola ‘nostalgia’. La nostalgia colora di inquietudine il vissuto attuale mentre la mente del soggetto ritorna all’immagine di un’esperienza vissuta nel passato, che continua ad esistere attraverso i ricordi: un’immagine resa positiva, filtrata ed edulcorata dalla memoria, un’immagine immateriale e sospesa nel tempo che pone dinanzi agli occhi del soggetto la sua non presenza o mancanza nella realtà, che sospende lo stato emotivo dell’individuo nel tempo. La dimensione del tempo è dunque una messa a confronto tra il tempo presente, hic et nunc, il qui ed ora dello stato di coscienza, e il tempo vissuto, riattualizzato dall’immagine in memoria, che produce il desiderio di rivivere quella stessa emozione che ha soddisfatto lo stato di piacere.
Il meccanismo del ricordo
Il ricordo riattualizza il vissuto del passato immagazzinato a suo tempo dalla mente in modo idilliaco, lavandolo da ogni dolore o sentimento negativo. L’immagine filtrata acquista forza e potere, assume una doppia funzione: consolatoria, con la certezza di aver vissuto momenti felici, e riconciliante con sé stesso, in quanto riporta il soggetto all’irreversibilità del tempo, ad essere consapevole di non poter ritornare indietro. Il ricordo rivitalizza il processo dinamico che orienta il soggetto verso una dimensione spazio-temporale, collocandolo in un particolare momento della sua vita, proprio in quei luoghi, affetti o oggetti a lui cari in memoria. Il ricordo diventa il traghetto tra ciò che il soggetto è nel presente e ciò che era nel passato. Il ricordo fa da spola tra passato e presente, e spinge il soggetto a trovare il suo benessere conciliandosi, nel presente, con se stesso e ridefinendo le proprie aspettative, e nel contempo, a reimpostare la propria vita futura sul senso di una coerenza significativa. Nel soggetto si verifica una mobilità interna che lo spinge a ricontestualizzare se stesso nel presente, inglobando il vissuto del passato secondo le coordinate spazio-temporali, a ridefinire la propria narrativa di vita, in modo coerente e continuo, potenziando il sentimento d’identità personale. La memoria, così, lega la persona a quell’evento affettivo della propria vita e basta una nota musicale, un oggetto, una foto per evocare emozioni e ricordi ed attivare, conseguentemente, i sentimenti di unità, di senso e continuità della propria esistenza, di integrità personale.
Processo esistenziale
La nostalgia riporta il soggetto allo spazio lineare degli affetti vitali, vissuti nel tempo, ed offre la possibilità di integrarli e risintonizzarli nel presente. Un soggetto in divenire ed in continua modificazione, legato ai luoghi dell’infanzia, alla terra, al linguaggio della madre, “ ‘a parrata da’ mamma”4, a quella lingua corporale, sonorizzata e ritmica che rende il dialetto musicale, e giunge nel presente ricercando quel sentimento di gioia ed entusiasmo che un tempo apparteneva alla persona, sentimento che risulta, ora, sopito dentro di sé. La nostalgia5 spinge alla scoperta dell’energia silente, dona voglia di vivere e slancio per il futuro, riporta il soggetto verso il luogo d’origine, paese immodificato della propria infanzia, agli affetti vitali, lasciati lì in memoria come àncora di salvezza nei momenti bui. E’ un uscire da sé, mettersi in viaggio per fare ritorno verso la casa natia, ed abbandonarsi al flusso evocativo, per sentirsi al sicuro negli affetti già vissuti. Si colgono allora nella nostalgia aspetti positivi che vanno oltre la dimensione della tristezza e del rimpianto, aspetti che garantiscono all’individuo un inquadramento della propria vita su una dimensione temporale, una prospettiva psicologica che normalizza e genera benessere soprattutto nei momenti difficili e nei passaggi da una fase all’altra dell’esistenza. Kaplan afferma che tale processo permette la conservazione e il riconoscimento di frammenti del bambino amato e coccolato nella prima infanzia nella persona del presente, collocando informazioni autobiografiche che alleviano i sentimenti di perdita, incrementano l’autostima, il senso di sicurezza e di protezione, e riducono i rischi dell’insorgere di sentimenti negativi come ansia, depressione e senso di morte. La nostalgia, quindi, rompe l’inerzia psicologica nella quale cade il soggetto, lo smuove, agendo sulle abitudini consolidate; induce il soggetto a modificare il mondo esterno adattandosi ad esso, e mantenendo, nello stesso tempo, l’equilibrio interiore dato dal senso di coesione del proprio sé con la definizione del percorso vissuto. E’ questo percorso che permette di integrare i momenti felici della propria esistenza restituendone il significato profondo: esso rappresenta la storia emotiva del soggetto, un essere amorevole la cui vita risulta degna di essere vissuta.
Valutazione cognitiva e percettiva della nostalgia
T. R. Michelle e L. Thompson, nel loro lavoro La teoria dell’aggiustamento temporale nella valutazione degli eventi sottolineano l’esistenza di una correlazione di aspetti cognitivi e percettivi legati alla nostalgia. Le persone sono soggette all’effetto visione rosea del passato (rosy retrospection), e tendono a valutare positivamente i vissuti del passato rispetto a quelli che stanno vivendo nel presente. Il fenomeno si posiziona sopra la linea dell’aggiustamento temporale e comporta il potenziamento di valore in quel particolare momento temporale con l’aumento percettivo della propria autostima e del senso di benessere. Altri fenomeni cognitivi intervengono sulla valutazione del ricordo negativo: l’effetto sbiadimento (fading affect bias) e l’effetto distorsione (source confution). La nostalgia libera dai ricordi negativi e offre un percorso sensato carico di esperienze ed emozioni valutate positive.
Sperimentazione ed evidenza
Si riportano una serie di sperimentazioni condotte da Rutledge e collaboratori (2002-2011) su gruppi di volontari:
1. uno studio è incentrato sull’ascolto di canzoni o musiche che sollecitano i sentimenti nostalgici con richiami di significato esistenziale e di particolari atmosfere di intimità e momenti felici legati all’infanzia. Nei soggetti del gruppo di controllo aumentava la sensazione di essere amati e sostenuti da persone per loro significative,
2. uno studio è incentrato su due gruppi di volontari: uno lavora concentrandosi per qualche minuto su problematiche esistenziali, l’altro si concentra sulla lettura di un brano al computer. La valutazione del livello di nostalgia è maggiore nel gruppo che ha lavorato sulle problematiche esistenziali, confermando il ruolo protettivo di tale sentimento che offre significato nelle situazioni di solitudine, noia e ansia che minano il senso dell’esistenza personale.
3. in questo studio viene offerta una stimolazione sul significato e valore della vita a persone che hanno una scarsa percezione del senso della vita. La nostalgia assume una funzione positiva in quanto risulta essere fonte di benessere personale
4. un altro studio è incentrato su due gruppi: nel primo gruppo le persone si concentrano sulla capacità di parlare in pubblico, nell’altro a svolgere dei calcoli matematici. La nostalgia modera l’impatto stressante del compito e funziona proteggendo il soggetto dallo stress rispetto a coloro che hanno una bassa percezione del significato esistenziale della vita. Le persone con tendenza ad attribuire poco significato all’esistenza si mostravano più provate dal compito stressante.
In sintesi Routledge concettualizzando i risultati rileva che il sentimento della nostalgia è una risorsa psicologica che soddisfa diverse funzioni:
– esistenziale, che orienta e sostiene il soggetto nei momenti di crisi attribuendo un significato più ampio al concetto di senso della vita;
– protettiva contro stimoli che minano con sentimenti negativi (ansia, depressione, morte) o stress il benessere del soggetto;
– interpersonale, che sostiene il soggetto verso l’interazione con l’altro;
– rafforza il benessere e disinnesca la pericolosità degli stimoli, favorisce il benessere personale orientando scelte e decisioni.
La reazione positiva dei volontari agli esperimenti, secondo Sedikides, conferma che i soggetti nostalgici connettono i pezzi del passato attribuendo all’esperienza un percorso emotivo significativo tale da favorire il raggiungimento di uno stato di serenità. La nostalgia, così definita, acquista un effetto terapeutico sulla salute mentale della persona in quanto riflette ed integra l’esistenza dello stesso soggetto.
Quattro i passaggi che sviluppano questa capacità riflessiva- integrativa e sollecitano la coerenza dell’esistenza personale:
1. Evocare e suscitare l’emozione, accogliere i ricordi del passato rispettandoli anche se entrano in conflitto con altri ricordi, e relativizzare gli eventi usando l’indulgenza, la gratitudine ed il senso dell’umorismo;
2. Lasciarsi ispirare dalle sensazioni e idee che la nostalgia porta con sé per aumentare flessibilità e creatività, e soddisfare al meglio i bisogni e i desideri attuali;
3. Essere consapevole di vivere nel qui ed ora, di ciò che si fa e si prova. Vivere con pienezza e nel benessere;
4. Accettare la nostalgia in modo sereno, consapevoli che i ricordi e le memorie vanno rispettati e sono le basi per vivere il presente e costruire il futuro.
La nostalgia, in conclusione, lungi dall’essere una malattia, si presenta piuttosto come una risorsa da sollecitare per vivere meglio il quotidiano e promuovere il percorso di cambiamento esistenziale.
Amato M. “’A parata da mamma”, 2021, Grafichéditore, Lamezia Terme
Beneduce R., “Frontiere dell’identità e della memoria”, 1998, Franco Angeli, Milano
Borsa E., “La nostalgia ferita”, 2018, Einaudi Editore, Torino
De Micco V., “Le culture della salute - immigrazione e sanità”, 2001, Angeli, Milano
Boym S., “Ipocondria del cuore: nostalgia, storia e memoria”, in Nostalgia. Saggi sul rimpianto del Comunismo, 2003, Mondadoiri, Milano
Frigorifero, Castelnuovo, Delia, Risso, Michele “A mezza parete. Emigrazione, nostalgia, malattia mentale”, 1982, Einaudi, Torino
Papadopoulos R. K., “Refugees and psychological trauma”, ISPP ( International Series of Psychosocial Perspectives), 2006
Prete A., “Nostalgia - storia di un sentimento”, 2018, Raffaello Cortina, Milano