Associazione centro trauma ippocampo: un’esperienza sul campo durante la pandemia da Covid 19
Funaro A., AielloG., Albo N., Alfano S., Filippo E., Imbroinise F., Lirangi C., Mauti M., Miniaci R., Posca F., Vespasiano S., Vetere P., Zupo M.F.
«Il trauma è una realtà della vita, ma non per questo dev’essere una condanna a vita. [Perché] Mentre il trauma può essere l’inferno sulla Terra, il trauma risolto è un dono degli dei – un viaggio eroico che appartiene a ognuno di noi».
[Peter A. Levine]
Background. Durante l’emergenza Covid19 è stato attivato dall’Associazione Centro Trauma Ippocampo, in collaborazione con l’Associazione EMDR Italia, un servizio di supporto psicologico e relazionale rivolto alla popolazione di alcuni comuni della provincia di Cosenza coinvolta dalla pandemia e agli operatori sanitari.
Obiettivo. La presente ricerca è stata condotta allo scopo di valutare l’impatto psicologico della Pandemia su 100 individui di età compresa tra i 18 e i 47 anni che hanno vissuto un lockdown severo.
Disegno. Tutti i soggetti sono stati sottoposti al QUESTIONARIO PSYCHO-CORONAVIRUS per la misurazione dello stato di rischio psicologico vissuto in situazione di emergenza da Pandemia Coronavirus.
Vengono inoltre richiese informazioni quali: stato civile, titolo di studio, professione, etnia/religione, problemi di salute mentale pregressi e/o attuali. Inchiesta effettuata anche sul coinvolgimento personale e/o familiare rispetto al virus.
Risultato. Hanno compilato i questionari 100 individui di età compresa tra i 18 e i 47 anni. Emerge un rischio di PTSD del 30%, di Disturbo Acuto da Stress del 30%, di ansia generalizzata del 22%, di attacchi di panico del 19%. Il rischio suicidario si attesta sul 14%. La percentuale relativa alla fobia è del 12%, poco più lieve la somatizzazione, 11%. Il rischio psicologico relativo alla depressione è del 10%. Il dato più basso è quello relativo alle ossessioni, 3%.
La pandemia da SARS-CoV-2 ha rappresentato un evento assolutamente inaspettato che ha stravolto gli equilibri preesistenti: economici, politici, sanitari e psicologici, con un aumento di sintomi da Disturbo Post-traumatico da Stress, (PTSD), depressione, ansia e rischio suicidario (Maiorani et al., 2020). È interessante constatare come la natura traumatica di questa circostanza abbia fortemente influenzato l’andamento delle patologie legate alla salute mentale. Le sintomatologie emerse in modo più preponderante, quelle che il presente studio si prefigge di analizzare, sono sostanzialmente legate alla sfera traumatica: ansia generalizzata, depressione, disturbo acuto da stress, somatizzazione, attacchi di panico, PTSD. Vengono valutate inoltre le componenti ipocondriache e ossessive, assieme al rischio suicidario. Il trauma attuale ha, inoltre, in diverse situazioni, attivato nodi traumatici pregressi, fungendo da trigger.
Quando un trauma colpisce una comunità, l’evento diventa parte integrante della memoria collettiva, rischiando di tramandare implicitamente anche la componente distruttiva. Elaborare il trauma si traduce in curare nell’oggi e prevenire nel domani, ossia permettere a chi ha vissuto l’esperienza traumatica di metabolizzarla e trasmetterla alle generazioni successive previa simbolizzazione. In tal modo il trauma trasmesso non sarà transgenerazionale, ma intergenerazionale, ovvero una trasmissione esplicita di un’esperienza traumatica elaborata. Risulta quindi molto importante incoraggiare la comunità, nel suo insieme e come singoli membri, a riattivare processi comunicativi di tipo narrativo: elaborare trame narrative sull’evento traumatico aiuta a ridurre i sintomi trauma-correlati, a ricostruire con coerenza la storia individuale e comunitaria, e a ridefinire il senso d’identità.
Disegno di ricerca e partecipanti
Soggetti:100 individui di età compresa tra i 18 e i 47 anni. Per la partecipazione a questo studio sono stati utilizzati i seguenti criteri di esclusione: (1) età inferiore a 18 anni, (2) individui che per motivi di lavoro non hanno vissuto il lockdown in toto.
Il campione è eterogeneo, costituito da giovani e adulti, di sesso femminile e maschile, con differente livello di istruzione (licenza media, diploma, laurea, dottorato, specializzazione, etc.); vengono inclusi nel campione individui con problematiche di salute mentale pregresse e/o attuali.
Testatura psicologica: tutti i soggetti sono stati sottoposti al QUESTIONARIO PSYCHO-CORONAVIRUS per la misurazione dello stato di rischio psicologico vissuto in situazione di emergenza da Pandemia Coronavirus.
Vengono inoltre richiese informazioni quali: stato civile, titolo di studio, professione, etnia/religione, problemi di salute mentale pregressi e/o attuali. Inchiesta effettuata inoltre sul coinvolgimento personale e/o familiare rispetto al virus.
Risultati
Dai risultati preliminari è emerso come il rischio psicologico maggiormente riscontrato è relativo al PTSD, con una percentuale del 30%, assieme al Disturbo Acuto da Stress, nella stessa percentuale.
Si riscontra una percentuale di rischio del 22% per quanto riguarda l’ansia generalizzata, seguita dal 19% relativo agli attacchi di panico.
Il rischio suicidario si attesta sul 14% .
La percentuale relativa alla fobia è del 12%, poco più lieve la somatizzazione, 11%.
Il rischio psicologico relativo alla depressione è del 10%.
Il dato più basso è quello relativo alle ossessioni, 3%.
Il dato fortemente rilevante, riscontrato nel campione valutato, è quello relativo al PTSD: nella maggior parte dei casi il campione ha una storia di trauma pregresso. Il Disturbo Acuto da Stress è riscontrato in tutti quei soggetti che non hanno invece avuto esperienze traumatiche importanti in passato. Tale fenomeno può essere spiegato soffermandosi sulla natura e le conseguenze di un trauma, che cambia l’assetto non solo psicologico ma anche neurobiologico dell’individuo. L’esperienza traumatica è preverbale: le immagini del trauma passato attivano l’emisfero destro e disattivano quello sinistro; il cervello destro immagazzina i ricordi del suono, del tatto, dell’odore e delle emozioni che i fatti evocano, la metà sinistra del cervello concerne invece tutto quello che è verbalizzabile. L’emisfero destro è inoltre responsabile della trasmissione transgenerazionale del trauma attraverso la comunicazione non verbale madre-bambino*. Le tre risposte dell’organismo alla paura sono collocabili su tre livelli:
1. Sistema di coinvolgimento sociale: chiediamo aiuto, supporto e conforto alle persone intorno a noi.
2. Attacco o fuga: attacchiamo chi ci attacca o scappiamo verso un posto sicuro.
3. Collasso: se niente di quanto sopra citato funziona l’organismo cerca di preservarsi, spegnendosi e spendendo il minor quantitativo di energia, siamo quindi in uno stato di congelamento e/o collasso (Kolk, 2015).
Raggiungere lo stadio ultimo, quello del collasso ha come conseguenza spesso la dissociazione: questa rende l’individuo allo stesso tempo in grado di sapere e non sapere, di essere consapevole dell’esperienza in modo preverbale, strettamente fisiologico ma, d’altro canto, alessitimico.
Il corpo conserva le tracce della memoria del trauma che riaffiorano attivate da trigger e si manifestano attraverso i sintomi intrusivi quali incubi, flashback, stati intensi e prolungati di disagio psicologico che si attivano da stimoli interni o esterni (ad esempio sentendo un particolare odore) e che sono collegate al trauma stesso. Ipotizziamo che questo sia quanto accaduto in merito all’emergenza sanitaria Covid-19, un evento già di per sé molto stressante e in alcuni casi traumatico, che ha svolto funzione di trigger per molti dei partecipanti allo studio. Le situazioni in cui si è riscontrata più di frequente la possibilità di incorrere nel PTSD durante l’emergenza sanitaria, sono quelle riguardanti lutti e traumi transgenerazionali irrisolti, ma anche situazioni traumatiche occorse durante la gravidanza. L’impressione è che il trauma, che per definizione mina la sicurezza della persona, sia entrato in modo prepotente in una situazione di massima insicurezza sulle conseguenze sulla salute, sulle cure e, più in generale, sul futuro.
Discussione
I risultati emersi dalla ricerca hanno confermato in parte le ipotesi iniziali, fornendo un quadro della situazione caratterizzato da un’emergenza sul piano della salute mentale non trascurabile. Si auspica la possibilità di proseguire lo studio e relativizzarlo alla situazione di fine lockdown, anche per approfondire quegli aspetti legati a eventi traumatici passati, e irrisolti, che hanno sancito la gravità delle condizioni psicopatologiche che seguono la pandemia da Covid-19.
Conclusioni
Il progetto di ricerca ha realizzato l’obiettivo di effettuare uno screening sullo stato psicologico della popolazione del Cosentino. L’adesione è stata buona. L’analisi statistica ha evidenziato un quadro di malessere abbastanza diffuso i cui sintomi emersi sono sovrapponibili a quelli dei quadri post traumatici. La pandemia potrebbe avere effetti a lungo termine sulla salute mentale. È fondamentale ampliare l’accesso alle cure.
Limiti
Il principale limite dello studio è la difficoltà nel reclutare soggetti in un periodo di restrizioni e chiusure forzate.
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